Fiammate fra Trump e la Merkel alla vigilia del vertice Usa-Russia!

La Merkel é finita sotto gli strali di Donald Trump, che, pur desiderando “scollegare” Mosca da Beijing, tuttavia non sembra sapersi decidere tra tale obiettivo e quello, di più piccolo cabotaggio, di infilare un cuneo anche tra Mosca e Berlino.

Il commento di oggi é strettamente legato a quello pubblicato ieri, che pertanto vi consigliamo di tornare a leggere e ad ascoltare.

Nel corso di un incontro con il Segretario della NATO Jens Stoltenberg (nomen omen, ricordatevelo sempre!) il Presidente americano Donald Trump ha esplicitamente accusato la Germania di essere “ostaggio” della Russia.

Ovviamente l’incubo di Donaldone, come quello di Obama e di Bush jr. e di Clinton prima di lui é che un Governo tedesco veramente indipendente si allinei con una Russia risorta dal Caos grazie all’azione di Vladimir Putin.

Bush jr. vide l’incubo quasi materializzarsi, quando a Berlino sedeva Gerhard Schroeder e al Cremlino si era insediato da poco Vladimir Putin. Purtroppo poi Schroeders perse il cancellierato a favore della “culona” Angela Merkel, vieta e bieca esecutrice delle direttive antirusse che le arrivavano da Washington.

Ma la convergenza di interessi Berlino-Mosca é un fatto oggettivo, adesso come all’epoca del patto Molotov-Ribbentrop; é un fatto continentale perché sia Germania che Russia sono parte dell’Eurasia e gli interessi di ciascuna sono meglio serviti all’interno dell’Eurasia che non fuori.

Trump cerca di fare i propri interessi geopolitici con queste tirate e queste minacce; certo ha uno stile molto diverso da Obama e dalla Clinton che avrebbero preferito blandire Berlino con gorgheggiate “umanitarie” e vuoti discorsi su libertà e ‘solidarietà atlantica’.

La cosa sorprendente é che faccia queste tirate e minacce quattro giorni prima del meeting dove si ripromette di convincere Vladimir Putin a fidarsi delle sue promesse per allontanarlo dai Cinesi.

Questa é la cosa veramente inspiegabile e fa sorgere il sospetto che dietro le iniziative di politica estera di Donald Trump non ci sia una strategia ragionata.