Il Qatar soccorre Erdogan con investimenti in Turchia per 15 miliardi!

Erdogan è passato all’incasso.

Un rapporto privilegiato col Qatar che in anni passati (a sua infamia) si era spinto addirittura al sostegno e ai rapporti con l’ISIS (e più in generale con la politica egemonica del precedente Emiro qatariota, gran finanziatore delle Fratellanze Musulmane dallo Yemen all’Egitto alla Libia) e che é rimasto saldo anche dopo la “sterzata” impressa alla politica estera del petro-reame dal nuovo Emiro Tamim, che ha sostituito il padre ambizioso e avventato con un ‘golpe bianco’, ha dato frutti per 15 miliardi di dollari Usa con l’annuncio (fatto dall’Emiro in persona) di investimenti in Turchia per tale cifra, che hanno permesso alla lira turca di recuperare in breve il 6 per cento del suo valore sul mercato dei cambi.

Miliardi di cui Erdogan ha bisogno come il pane per evitare di doversi affidare alle ‘grinfie’ del Fondo Monetario Internazionale e superare indenne la bufera scatenata contro l’economia turca dagli attacchi valutari e dalle tariffe imposte dagli Usa alle sue esportazioni di acciaio e alluminio.

Del resto il Qatar aveva molto da sdebitarsi, considerando che la sua popolazione non fa la fame, la sua compagnia di bandiera continua a volare e molto probabilmente il suo territorio non é stato invaso grazie all’aiuto e al sostegno prestato proprio da Ankara.

Infatti quando il nuovo Emiro sostituì suo padre, ‘rompendo’ il fronte del sostegno all’estremismo e al terrorismo (soprattutto in Siria) la reazione saudita fu violentissima (e qui si ebbe il primo esempio dell’irriflessività del prence Mohammed bin Salman nel trattare le cose internazionali) e senza l’intervento turco (ma anche iraniano) avrebbe potuto avere conseguenze tragiche.

Come nel caso dell’attacco al rublo di fine 2014 e delle sanzioni alla Russia sembra probabile (specialmente se anche Cina e Russia si muoveranno in qualche modo in soccorso di Ankara) che un colpo, per quanto forte, “non da KO” non faccia altro che rafforzare e dare nuova determinazione a colui che l’ha subito.

Quattro anni fa l’attacco economico scatenato da Usa e loro lacché contro la Russia non fece altro che convincere il Cremlino che ad Occidente non era possibile trovare onestà, sincerità e volontà di interloquire, ora sembra che di questa evidente verità si stia definitivamente convincendo Erdogan che, a questo punto, non avrebbe altrove a cui rivolgersi se non verso Mosca e Beijing.